
Questo viaggio è in compagnia di Simone Cannolicchio, un interessante artista romagnolo dal mood nostalgico. Colori, pennelli e tanta creatività sono gli attrezzi del suo (bel) mestiere. Cosa fa? Scritte fatte a mano per attività commerciali, ispirandosi al sign painting.
Simone Cannolicchio, romagnolo, è uno dei primi esempi in Italia a riscoprire il sign painting. L’ho incontrato a San Mauro Pascoli (RN) tra designer, sarti e creativi, Simone era lì con la sua arte, realizzare dal vivo su una grande parete scritte fatte a mano. Io ero lì perché curiosa di saperne di più sul sign painting, l’arte di pitturare a mano insegne e cartelli. Quando l’ho contattato via mail, ricordo, e poi ancor di più quando l’ho incontrato sembrava quasi meravigliato da questa mia curiosità, ma in fondo, dai, non è proprio un mestiere qualunque anche se per lui è, ormai il pane quotidiano.

Un pò artista e un pò artigiano: ecco chi è un sign painter
Quando sono arrivata Simone era già al lavoro a fare un’immensa scritta a mano sulla parete di benvenuto. La prima domanda non poteva essere che una “Quanto ci metterai a finirlo?” “Ore!” risponde lui. Come si vede dalla foto in alto, aveva appena iniziato a dare forma alla sua bella scritta fatta a mano. E qui a sinistra, invece, ecco il lavoro finito. Che dire se non, wow! In realtà, come mi spiega Simone Cannolicchio il sign painting non è niente di nuovo. Mi ricorda che fino agli anni ’70 molte insegne e cartelli venivano ancora disegnate a mano. In effetti, ora che ci penso bene, per l’Italia capita ancora di vedere vecchie insegne pitturate a mano sul muro sopra alla porta d’ingresso di locali e negozi. Io le trovo ancora bellissime! Bologna ne è ancora piena, soprattutto nel Quadrilatero ad esempio. Me ne sapete segnalare altrove?
Scritte fatte a mano, trucchi e segreti del mestiere
Chiacchierando con Simone capisco, via via, che i sign painters stanno a metà tra gli artigiani e gli artisti. Uniscono, infatti, un’invidiabile abilità manuale a una forte dose di creatività. Il risultato? Trasformano spazi, negozi, locali attività e commerciali in qualcosa di originale e di unico, valorizzandone la personalità. Ogni progetto inizia su un foglio di carta, mi spiega Cannolicchio. A matita si disegna la scritta da riprodurre poi in scala con pennello e vernice. La difficoltà maggiore, mi fa notare, è inizialmente proprio l’utilizzo del pennello come strumento per la scrittura. Le lettere, però, non è importante siano tutte identiche, perché non è un lavoro di calligrafia né di tipografia. Anzi forse un pizzico d’imperfezione è un punto a favore e quello che davvero conta è che il progetto funzioni esteticamente nel suo insieme.

Poi, come in tutte le cose, ci vuole naturalmente tanta pratica e altrettanta buona volontà, ma una volta fatta propria la tecnica, rimane tutto il bello di creare ogni volta qualcosa di non replicabile. Sono solo pochi anni che Simone fa di professione il sign painter, aggiungendo personalità a vetrine e negozi della Romagna (nella prima foto un’insegna realizzata a mano da Simone Cannolicchio a Cesena davanti al Teatro Bonci, in centro storico), ma questa nuova tendenza in realtà, in zona e non solo, sta già prendendo piede. Simone, ad esempio. è già sbarcato anche a Milano durante il Salone del Mobile 2018 per realizzare una grande parete fatta a mano dal vivo. E, chiacchierando, cominciamo ad immaginarci che bello sarebbe se anche gli stabilimenti balneari della nostra Riviera aggiungessero un tocco di sign painting alle cabine!
Se vuoi fare anche tu il sign painter, guardati sempre indietro e non avere mai fretta
Come per tutte le cose fatte a mano un progetto di sign painting richiede tempo, certo ben di più che realizzare la stessa scritta al computer. Il recupero di una vecchia tecnica e di un vecchio mestiere – come mi fa notare Simone Cannolocchio – implica sempre il recupero di una lunga tradizione, e questo ha sempre a che fare con il valore del tempo che forse dovremmo ritrovare, ed aggiunge “Viviamo in un mondo digitale in cui le storie si consumano in fretta e hanno vita breve. Basta pensare, ad esempio, a Instagram: anch’io creo, come la maggioranza delle persone, le cosiddette “Stories” sulla popolare piattaforma, ma 24 ore dopo di quel mio racconto non ce n’è più traccia. Ecco perché oggi, più che mai, lasciare segni permanenti diventa importante”. Simone Cannolicchio, ogni tanto, tiene anche corsi di bella scrittura, le date le trovate sulla sua pagina Facebook. Perché farci un pensiero? Perché in tutto questo c’è il bello del fare e l’emozione del creare, ma è anche un’ottima pratica di mindfullnes, ovvero una grande idea per riconnetterti con il tuo io e goderti un momento tutto per te.
Arte e design: persone e luoghi
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