
Casa Brigandi non è il solito ristorante, non è la solita enoteca. E’ un posto tutto da scoprire, a cominciare dalla location, una di quelle che solo i Riminesi conoscono
Scoprire (o riscoprire) gli angoli segreti di Rimini
Andare a pranzo a Casa Brigandi, per me, è stato un bel dejavù. Sarà capitato anche a voi, in qualsiasi posto viviate, di conoscere meravigliosi angoli nascosti nella vostra città eppure, di dimenticarvene. A Rimini, in pieno centro storico, c’è il cosiddetto rione Montecavallo che conserva ancora un bel palazzo storico del 1750. Si entra attraverso una volta e ci si ritrova in uno splendido cortile interno. Si affaccia proprio sul Corso principale, a due passi da Piazza Tre Martiri. E’ un luogo che in realtà conosco bene: i cinque anni di liceo li ho fatti a 20 metri da lì ed è proprio in questo cortile che mi davo appuntamento con il mio primo amore all’uscita di scuola. Splendidi ricordi, insomma, anche perchè a 16 anni il cuore sa ancora battere all’impazzata, ma poi, si sa come è la vita, e di quel posto me n’ero completamente dimenticata.
A Casa Brigandi, a salutare un un amico di vecchia data
Poi, un giorno, per caso, ci sono ritornata “Passa a trovarmi, ho appena aperto un nuovo locale. Ti aspetto, Fabio”. No, il mittente del messaggio non era “lui”, ma un amico di vecchia data che di mestiere fa lo chef e lo sa fare bene, come hanno già notato Il Gambero Rosso e la Guida Michelin, tra gli altri. E’ che così il destino mi ha ricondotta in questo meraviglioso angolo che racconta un pezzo della storia di Rimini (oltre che della mia) dove ora c’è Casa Brigandi.
Sei a Rimini e ti senti a Copenaghen
Location a parte, innanzitutto di Casa Brigandi mi è subito piaciuto lo stile: caldo e italiano nel cuore, ma contemporaneo e vagamente europeo nel mood. Un tempo, qui ci viveva la famiglia Carli. Ora non è più una casa, ma per certi versi gli assomiglia ancora. Bei libri accatastati senza un ordine apparente, lucidi shaker vintage in fila su una vecchia credenza in legno, le piccole poltroncine in tessuto, bottiglie di vino sospese e liquori pregiati. E, come in una casa, qui si mangia, si beve, si legge e si ascolta ottima musica. La sala da pranzo, poi, è meravigliosa nella sua essenzialità d’ispirazione nordica. Sei a mangiare a Rimini e ti sembra di essere a Copenaghen.
Ogni giorno è un’altra cosa
Oltre allo stile, il bello di andare a Casa Brigandi è che non sai mai cosa troverai in menù. Una decina di piatti in tutto, prevalentemente di pesce, ogni giorno mai gli stessi. Sì, perchè Fabio ogni mattina se ne va dai suoi pescatori di fiducia a prendere quello che il mare di Rimini gli fa trovare sui banchi del mercato. Poi si chiude in cucina e ci mette del suo. Gli piace giocare con gli ingredienti, convinto che sia il segreto per non stancarsi mai di quel lavoro di cui si è innamorato vent’anni fa. Contaminato dal Mediterraneo della Sicilia dove è cresciuto e dall’ Adriatico di quella Rimini che l’ha accolto già adulto, ogni suo piatto è qualcosa di più.

In viaggio con Fabio Brigandi
Fabio, quel giorno, mi ha accompagnato in un viaggio culinario tra sapori noti e abbinamenti inediti. Il risultato è audace, originale e sempre armonioso. Sei piccole tappe fino ad arrivare a due bocconcini pasticcini di mandorla preparati da lui quella mattina stessa. Mai ordinario, quella sua voglia continua di sperimentare e di misurarsi porta con sè anche le esperienze professionali con Alberto Faccani (2 stelle Michelin) e Nuno Mendes lo chef portoghese superstar che ha fatto impazzire Londra.

La mixology qui è una cosa seria
Infine, c’è un altro motivo per poter dire che Casa Brigandi è il posto che a Rimini ancora non c’era e si chiama Andrea Terenzi. Lui si occupa del bar e lo fa con uno stile altrettanto personale. Ogni settimana prepara quattro nuovi cocktails, divertendosi con la mixology a rivisitare grandi classici e cult facendoli diventare un’altra cosa. Una cosa sua.
Si, se proprio non potete farne a meno, chiedetegli uno Spritz o un Americano (fino alle 20 ci si può fermare anche solo per un aperitivo), ma molto meglio, invece, lasciarsi sedurre da “Un Marchigiano a Cuba” o provare, piuttosto, un “Fake Mexcal Negroni”.
Che ad Andrea piaccia fare le cose a modo suo l’ho capito subito. Per darmi il benvenuto mi ha preparato un bicchiere di Vermouth rosso (Cocchi) con del tè verde rifermentato. Dopo avermi sorpresa con quel suo mix, mi ha spiegato come estrae personalmente gli aromi di spezie ed erbe per profumare i suoi cocktails e preparare bevande fermentate.

Mi parla di ingredienti insoliti e “misteriosi” (voi avete mai sentito parlare del kombucha, un fungo dell’Asia?) e delle sue continue sperimentazioni. E poi aggiunge anche, entusiasta, che sta già lavorando ai liquori di Casa Brigandi, presto in vendita nello shop che è tutt’uno con il bar.
Sorry, non sono una food blogger
Personalmente non ambisco a essere una food blogger. Sono una style – lover, quello sì. A me piace condividere suggestioni, cogliere stili e catturare mood. Nonostante sul mio blog si contino sulle dita di una mano i racconti monografici, per Casa Brigandi un’eccezione ci sta. Non sono tanti i posti dove respiri consapevolezza e ti avventuri lontano da quel che conosci già. Tutto parte dalla memoria (e non mi riferisco a quel delizioso dejavù personale legato alla mia adolescenza), ma poi arriva altrove e ti sorprende. Il cibo è incantevole e si bene veramente bene, detto questo le recensioni “gastronomiche” dei locali le trovo tremendamente noiose (a meno che non siano davvero autorevoli). Perciò, per ora, accontentatevi delle brevi descrizioni dei piatti che accompagnano le foto. Il resto, andatelo a scoprire.
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