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Ai Weiwei: Selfie, Lego, Gommoni E Libertà

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Ai Weiwei a Firenze, prima città in Italia ad accogliere uno tra i nomi più discussi del panorama contemporaneo artistico internazionale, autore della monografica in corso a Palazzo Strozzi. Ai Weiwei è un’artista cinese che combatte le sue battaglie a suon di installazioni, fotografie, video, sculture e diffonde il suo pensiero via web e social media da oltre dieci anni. In realtà Ai Weiwei, oltre che un grande talento creativo, è un grande paladino contemporaneo della libertà che, da concetto astratto, trova espressione e concretezza nelle sue pungenti polemiche che prendono forma con l’arte.

ai wei wei firenze palazzo strozzi
L’installazione all’esterno di Palazzo Strozzi parla dei diritti umani dei profughi

La mostra/protesta di Ai Weiwei allestita in uno dei simboli storici di Firenze, sgretola con forza l’atmosfera, quasi rarefatta, che si respira di consueto a Palazzo Strozzi, improvvisamente intriso di tutta la controversa personalità dell’artista e delle sue forti provocazioni. Una per tutte il selfie che lo ritrae con il dito medio della mano sinistra alzato, scattato proprio davanti alla location della mostra. L’immagine si può vedere all’interno, esposta insieme alle altre 39 fotografie realizzate negli anni, nella stessa medesima posizione, davanti ai simboli mondiali del potere. Nel suo insieme l’opera s’intitola “Study of Perspective”.

opera di ai wei wei esposta a Firenze

 Ai Weiwei a Firenze, libero di esprimersi

La mostra di Ai Weiwei a Firenze, attraverso un multiforme percorso espositivo, è un deciso e coraggioso manifesto di denuncia contro il malgoverno, la cattiva politica, la società contemporanea, impoverita dall’inarrestabile progresso a scapito di storia e tradizione e dalla rovinosa discesa verso il basso del livello culturale generale. E’ così che l’arte diventa un media per parlare di politica e di sociale, personale e ruvido codice espressivo per parlare al resto del mondo. La mostra è potente, decisa, senza compromessi. A mio parere assolutamente da non perdere.

ai weiewei installazione firenze

Il tema che ispira Ai-Weiwei per questa mostra (aperta fino al 22 gennaio 2017) è la libertà.  Libertà da vivere, da difendere, da conquistare. Tra le tantissime opere esposte anche un’enorme insetto che non può più volare e l’imponente installazione realizzata con biciclette private degli elementi dinamici.

#Legosforweiwei

Ai Weiwei in occasione della mostra di Firenze aggiunge anche un personale omaggio citando, a modo suo, la storia della prima città italiana ad ospitarlo. Sono quattro i ritratti inediti dei grandi dissidenti fiorentini, realizzati dall’artista con i Lego ed esposti a Palazzo Strozzi. I volti di Dante Alighieri, Filippo Strozzi, Galileo Galilei e Girolamo Savonarola si aggiungono così ai 176 i ritratti già realizzati con la stessa tecnica da Ai Weiwei sul tema della detenzione, Durante la sua lunga permanenza in carcere, predisposta del governo cinese, sono stati oltre 1 milione i mattoncini utlizzati da Ai Weiwei per comporre i volti dei prigionieri di coscienza e degli esuli più conosciuti. Quelle sue opere diedero vita ad un inconsueto allestimento artistico all’interno del penitenziario di Alcatraz.

ai weiwei a firenze palazzo strozzi

Per via dei suoi fini politici Ai WeiWei si vide, però, declinare dall’azienda svedese il suo secondo ordine di mattoncini, altrettanto sostanzioso. I Lego, destinati alla realizzazione di una nuova installazione alla National Gallery di Londra, allora Ai Weiwei usò la rete, creando l’hastag #Legosforweiwei. L’effetto virale fu di tale portata in brevissimo tempo che convinse Lego a cambiare idea in fretta, per ovvie ragioni di marketing, a modificare la sua policy e ad evadere l’ordine dell’artista.

palazzo strozzi ai weiwei a firenze

L’arte, la tecnologia, e la libertà d’espressione

I new media sono parte integrante dell’arte di Ai WeiWei attraverso i principali canali social e il suo blog, seguito da milioni di persone. Nel 2007, grazie a Internet, riuscì a raccogliere a Pechino mille e uno cinesi (tutti provenienti da zone remote del Paese, che non avevano per lo più mai viaggiato prima) per realizzare una live perfomance, una sorta di scultura sociale, che intitolò “Fairytale”.

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