Sono nata e cresciuta in Romagna (a parte gli intermezzi tra Roma, Bologna e Londra) eppure, lo confesso, Portico di Romagna l’ho scoperta di recente (e pensare che pare cheproprio qui Dante Alighieri abbia visto per la prima volta Beatrice!). Ora, invece, questo piccolo borgo italiano, a poco più di un’ora dal mare, è diventato per me un rifugio per l’anima. E, fuga dopo fuga, anche Al Vecchio Convento, unico ristorante e alloggio in paese, ormai, sono “diventata di casa”.
Portico di Romagna: quattro buone ragioni per andarci
Amo immensamente viaggiare e mi batte il cuore ogni volta che preparo il mio trolley, tanto che ne ho fatto l’ispirazione per questo mio blog. Durante il mio girotondo intorno al mondo difficilmente ritorno dove sono già stata, fa parte del gioco. Eppure sono felice, ogni volta, quando decido di salire in macchina per andare a Portico di Romagna. E’ uno di quei piccoli borghi segreti che tutto il mondo invidia all’Italia, un posto sospeso nel tempo. Poche case, un paio di piccole botteghe alimentari, una biblioteca piena di libri donati volontariamente da residenti e gente di passaggio, le campane. Lo si capisce subito all’arrivo: qui si vive lentamente, ma bene. La natura, il patrimonio storico, i sapori tradizionali sono, tutti insieme, sono un inno potente alla vita. E’ inserito tra i borghi d’Italia Bandiere Arancioni e incastonato nelle Foreste Casentinesi, Patrimonio Unesco, ma non solo: di ragioni per andarci sono almeno altre quattro.
1. Svegliarsi con il profumo del pane appena sfornato (dopo una notte trascorsa in un albergo diffuso)
Il borgo è talmente piccolo che c’è un solo albergo, ma è il cuore che fa pulsare tutto il paese. La prima volta che entrai Al Vecchio Convento, ricordo, fui subito letteralmente avvolta dal sorriso autentico e contagioso di Marisa, la “padrona di casa” (nella foto). Lei, in pratica, è la perfetta sintesi dell’autenticità e dell’intraprendenza tipica della Romagna. Marisa non sta mai ferma: risponde alle email ed è attivissima sui social, cuoce il pane, accoglie i nuovi clienti ed ha una battuta per tutti.
Oltre alla personalità unica di Marisa, in realtà Al Vecchio Convento è un posto speciale anche perché è uno dei pochi alberghi diffusi in Italia. In pratica le sistemazioni d’alloggio sono sparse in qua e in là nei vicoli del borgo. Sono case o stanze un tempo vissute dai residenti, poi abbandonate e poi riportate alla vita proprio grazie all’idea dell’albergo diffuso. Ma poi la mattina ci si ritrova a far colazione in una grande stanza unica (d’estate in giardino, invece) dove Marisa ti aspetta con un grande meraviglioso buffet pieno di prodotti freschi del posto e con il pane appena sfornato.
2. Sentirsi sospesi, ma al centro del mondo
Anche se Portico di Romagna è nel bel mezzo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ogni volta che ci vado mi sento al centro del mondo. Qui Al Vecchio Convento arrivano sempre ospiti da molto lontano. La maggior parte è del Nord Europa, ma non manca all’appello nemmeno qualche giapponese, tutti attirati dalla bellezza della terra e dei boschi, ma anche dalla storia di questo borgo a 60 km da Firenze (dove soggiornarono anche il padre di Beatrice e Dante Alighier). E poi qui possono fare ogni giorno mille cose belle. Si, perché Al Vecchio Convento s’impara con Marisa a impastare pasta, pizza e pane e si va a caccia di tartufo con Matteo. E poi si fa yoga, oltre alle lezioni d’italiano in una piccola scuola per stranieri, agli eventi e alle performances dell’unico Centro Italiano di Storytelling.
3. Mangiare la cucina di Matteo e famiglia al ristorante Il Vecchio Convento
Al Vecchio Convento, oltre che un albergo diffuso, è anche un ristorante. E’, da sempre, una storia di famiglia. Prima la cucina è stata per anni in mano a Giovanni, il papà, ora il testimone è passato a suo figlio Matteo. Nei suoi piatti, ovviamente, c’è dentro la Romagna, ma la sua creatività è quella di uno chef intraprendente e curioso. Certo fondamentalmente i sapori sono quelli autentici e tradizionali, ma non mancano nei suoi piatti fughe lontane. A parte questo, tutto è local. Le verdure sono quelle dell’orto di famiglia, mentre i funghi e i tartufi li raccoglie direttamente Matteo. A Marisa, invece, spetta il compito di preparare le paste fresche, oltre che il pane. Anche la cantina riserva grandi sorprese, con ottimi vini prodotti dell’Emilia Romagna, ma non solo.
4. Camminare nelle Foreste Casentinesi
Un’altra ottima ragione per fuggire a Portico di Romagna sono i mille itinerari da fare ai piedi o da percorrere in bici in uno dei Parchi più belli d’Italia, proclamato infatti Patrimonio dell’Umanità. Oltre che un grande cuoco Matteo è anche un super sportivo quindi la miglior cosa è chiedere qualche consiglio a lui che è un vero pozzo di informazioni sulle Foreste Casentinesi!
Passeggiata con il mio jack russel Palmiro verso il fiume e la piccola cascata
Tutte le volte che mi ha accompagnata nei boschi mi ha fatto scoprire posti meravigliosi facendomi da cicerone tra sentieri sterrati, cascate naturali e alberi secolari. In alternativa alle passeggiate più lunghe impegnative, dal centro del paese è piacevole risalire il ponte a schiena d’asino e percorrere un comodo sentiero costeggiando il fiume fino ad arrivare alla piccola cascata (d’estate portati il costume!).
Saranno i panorami che ti riempiono gli occhi, sarà il silenzio che ti avvolge nella sua leggerezza, saranno i sorrisi di Marisa che sanno spalancarti il cuore, sarà l’ottima cucina di Matteo, ma, sinceramente, Portico è assolutamente uno dei borghi romagnoli da vedere. I periodi migliori sono ovviamente l’autunno per il foliage, i porcini e il tartufo, la primavera e l’estate per le passeggiate, i bagni nel fiume, gli spettacoli artistici e i piccoli eventi che durante l’anno vengono organizzati in questo piccolo borgo nascosto tra Forlì e Firenze..